Finanza indaga sui viadotti dell’A26

Il 27 novembre 2019 la Guardia di Finanza ha compiuto un'ispezione nella sede della Spea, la società di Autostrade che redige i rapporti sulla manutenzione, mentre la Procura di Genova spiega perché ha disposto la chiusura dei ponti Fado e Pecetti.

La parziale riapertura, a una corsia per senso di marcia, dell'autostrada A26 tra Genova e Masone ha ridotto la pressione del traffico pesante su Genova e sull'autostrada A7. Ma non sulla società Spea, controllata da Autostrade per l'Italia, che resta sotto indagine della Procura di Genova per il sospetto di avere falsificato rapporti sulle condizioni di alcuni viadotti autostradali. E proprio sui due ponti chiusi sull'A26 oggi la Guardia di Finanza ha compiuto un'ispezione alla sede genovese della Spea per acquisire documenti e video. Con questi documenti, la Procura intende ricostruire come venivano redatti i rapporti e perché il punteggio assegnato ad alcuni viadotti risultava migliore rispetto alle loro effettive condizioni. L'inchiesta sui falsi rapporti coinvolge una ventina di dirigenti e tecnici di Autostrade e Spea e interessa i viadotti Vegnina, Statale Monferrato, Rocce Nere, Bormida, Stura, Gargassa e Biscione sull'A26, il Coppetta, Busalla e Ponte Scrivia sull'A7, il Ponticello ad Archi sull'A10, il sottovia Schiantapetto sull'A10 e i viadotti Veilino, Bisagno e Sori sull'A12.
Dopo la drastica decisione di chiudere la circolazione sull'A26, il Procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha tenuto una conferenza stampa per chiarire gli aspetti d'interesse pubblico. Egli ha innanzitutto precisato che la procura non intende sostituirsi a nessuno, bensì "sollecitare gli interventi di competenza di altri". La Procura ha deciso d'intervenire perché ha avuto la sensazione che nei mesi scorsi sia avvenuta una "sottovalutazione dello stato delle infrastrutture, un evento che non deve più succedere". Parlando dei due viadotti dell'A26, Cozzi ha spiegato che i consulenti della Procura hanno rilevato un "grave stato di degrado" per la carenza di cemento che " imponeva un controllo sicurezza immediato per pericolo di rovina". Per spiegarsi meglio, ha fatto una similitudine: "Era come se in un balcone la soletta sottostante fosse completamente sgretolata e la parte sana solo quella piastrellata".
Cozzi ha precisato che il punteggio dato dalla Spea per i due viadotti era di 50, mentre quello rilevato dai periti della procura è di 70 (maggiore è il punteggio, maggiore è il rischio). Quindi, ha concluso il Procuratore capo "non abbiamo preso un provvedimento avventato ma uno tempestivo che non poteva essere rinviato".

(fonte trasportoeuropa.it)

I commenti sono chiusi